…sentire una specie di orchestra suonare suonare suonare … ZU m ZU m ZU m
Tema:
Gli Zu a Carroponte sabato sera.
Svolgimento:
Violenti, vivi, treni al mare, bravi bis.
E potrei chiudere qui se non fosse che c’è bisogno di folklore nella vita e di lasciare segni nostrani e riconducibili. E io sono un filo grosso filo – semeion, da sempre, si sa.
Antefatto, digressione, premessa:
Sto lavorando proprio tanto questo periodo e mi spacco la testa di musica e di altre cose tutte legali, tipo creme nutrienti per il corpo contro un’abbronzatura selvaggia senza abbronzante e di acqua naturale contro il grande caldo, un po’ come cane fragola contro il. La musica, quella che scelgo, quella che divoro, che abito e da cui mi lascio abitare, visibile e invisibile, rigorosamente su cd perché le scelte musicali si pagano come tutte le altre scelte, è compagna fedele.
I protagonisti:
Dicevo o forse no ma si è sempre in tempo per dire, gli Zu non è che rientrassero proprio in questa mia musica preferita nel cassetto. Ma non c’è che dire. Gli Zu spaccano.
Azioni narrative:
Arrivo su un carpet rosso dimenticando i fasti del passato e ripartendo da Carroponte (che ultimamente mi sta vedendo più del mio letto, bravi carro pontini, bella programmazione) con il mio nuovo nuovissimo nome sulla lista. E’ bello lì sul foglio sdrucito pieno di lettere che ordinate formano delle persone in carne ed ossa. Entro e sono sempre di corsa.
Come ti sbagli.
Enrico Gabrielli ha già iniziato e già finito.
Ma forse.
Con il suo nuovo progetto Der Maurer dura poco sul palco: io lo ho davvero molto apprezzato tra le file degli Afterhours, dei Calibro 35, dei cari amati Mariposa e in collaborazioni varie e guest starrismo da concerto. Da solo devo dire che risulta leggermente abbastanza troppo naif per i miei gusti forse obsoleti (ma non ci giurerei mi piacciono anche le cose un po’ nuove, o dei giovani, o azzarderei sperimentali, dai) Il battito di mani e i suoi fiati in loop non trovano in me il terreno fertile per una piena comprensione.
Gandolfi : IMPREPARATO, hai anche terminato le giustificazioni per questo quadrimestre.
Si ok, non avevo mai ascoltato niente di Der Mauer.
Ma lo studierò meglio da vicino, promesso professorè, come fossi un documentario, riparando magari a settembre come la nostalgia ci ricorda si faceva. Anche se, devo scriverlo a chiare lettere, lui con quello strumento lì ha lo stesso effetto su di me di una mossa segreta di una disciplina orientale.
Pausa di qualche minuto per le public relation, mi sento a casa (a questo livello di consapevolezza il letto me lo porto, deciso) c’è più gente qui che conosco, che dove abito (fornaio, macellaio e farmacista compresi perché l’estetista è altrove).
Tra il fumo blu essi appaiono.
Credo che la mia sensazione sia stata la stessa di quando gli uomini videro avanzare la prima locomotiva in una nuvola di progresso. Ci sanno stare sul palco, gli Zu; sanno dare botte di vita ai neuroni e perdere liquidi corporei con stile.
Smarrisco il razionale più volte lasciandomi trasportare sul tapis roulant del mio filo non più logico. E penso a tutto.
Anche alle mie gambe troppo stanche per rincorrerti. Mi guardo in giro e l’ondeggiare in sincrono di teste tutte intorno potrebbe procurarmi un fastidioso mal di mare se non fossi donna abituata alle tempeste nonché al mitile noto.
Sicché la gente segue i testi non detti degli Zu con la testa. Muovendosi così, si capisce che ne apprezzano il linguaggio e l’urgenza. Funamboli del suono, del fusion e delle evoluzioni armoniche e delle rivoluzioni ritmiche.
Gli Zu.
Morale:
Non strafanno, ma fanno davvero bene.
Conclusione:
Chiude la serata Cindy Lauper con “Girls just want have fun”. Chiedo e mi dicono che l’ha voluta espressamente la band.
Hai capito gli Zu.
E nemmeno lo sapevano che io al matrimonio di Viviana ci vado vestita come la Cindy. E canto pure una loro canzone se mi va.
(Chiara Gandolfi)
(Foto: Alessandra Di Gregorio)