Avete presente American Gigolo, il film con Richard Gere? La scena in cui stende i vestiti sul letto e cerca il miglior abbinamento di colore e stile prima di uscire? Perché dovrebbe farlo? Perché dovrebbe perdere tempo per scegliere tra decine di abiti fantastici? In fondo lui è un figo pazzesco, ha un sacco di soldi e di bella roba, direte voi, basta che metta le prime due cose che gli capitano. Ed invece no, lui sa perfettamente che solo l’abbinamento ideale tra i vari indumenti crea quell’armonia, quello stile, quello charme che rende veramente speciali, irresistibili, desiderati….in poche parole fa la differenza.
Ora, mi rendo conto di aver fatto un giro di parole esagerato, ma mi sono trovato in difficoltà nel descrivere il disco dei Carìon. Questi ragazzi pugliesi hanno un guardaroba niente male, hanno un’ampia scelta, ma sono andati all’appuntamento più importante con una camicia a pois sotto un vestito gessato; nel disco è tutto bello, tutto fatto come si deve, ci sono un sacco di buoni spunti che però messi uno di fianco all’altro finiscono per annullarsi e penalizzare tutto il pezzo. Ad esempio; “Instabile” e “Tremo” sono pezzi rock potenti, melodici, introdotti da strofe e bridge ottimi, chitarre, synth, buon cantato….e poi? E poi il tutto sfocia in ritornelli un po’ deboli, che non lanciano il pezzo come ci si aspettava e deludono la grande attesa creata inizialmente: forse pagano la voglia dei nostri di evitare i clichè e alcune banalità del nostro rock, scegliendo la soluzione che non ti aspetti. Ottima l’intenzione, molto meno il risultato finale. Questo difetto sfortunatamente, aleggia per quasi tutto l’album, sono infatti diversi i pezzi dove si ha la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra con il resto, o che poteva essere sviluppato meglio. Altro discorso meritano le ballate, dove la band sembra più a suo agio, con sonorità ricercate e belle interpretazioni vocali di Vigos, che in pezzi come “Se Tu” e “Perdo Il Controllo” si avvicina a certe sfumature di Giuliano Sangiorgi dei conterranei Negramaro. Una menzione particolare per gli estremi dell’album, negativi e postivi. La terribile banalità di pezzi come “Polvere” e “Scorpione” (scelto come nuovo singolo), il tipo di canzoni che mi fa detestare certo rock italiano, fortunatamente bilanciate dalle splendide “Diamante” e “Dentro Me”, dove finalmente i Carìon trovano la loro dimensione perfetta con due canzoni molto intense, grazie a melodie, suoni e arrangiamenti di grande impatto e mai banali.
Un disco fatto di alti e bassi, i ragazzi hanno grandi capacità, ma ci vuole una maggiore messa a fuoco del songwriting e scegliere da quale parte stare…..far esplodere la vena melodica o quella più ricercata? Staremo a vedere, nel frattempo quello che rimane è un disco a cui gli amanti del rock italiano faranno bene a dare una chance; io che sono (giusto o sbagliato che sia) moooolto esterofilo mi permetto di passare oltre, nella speranza di incontrare di nuovo i Carìon con indosso il loro vestito migliore.
(Andrea Gnani)
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