Che coraggio ha certa gente a definire il panorama musicale italiano piatto e monotono. Basterebbe aprire occhi e orecchie ed abbattere il muro delle major per accorgersi di gruppi come gli Elizabeth O’Key.
La band campana con “Momenti” esordisce solo per modo di dire; si tratta sì di un debut album, ma come consacrazione del lavoro di una formazione di musicisti di grande esperienza. E probabilmente è la stessa individualità di ogni membro a determinare la variegata gamma di generi che compongono l’album.
Tra le novità la più immediata è nella tracklist, che alterna quasi matematicamente brani in inglese e in italiano, un utile escamotage per adattare la nostra lingua a sonorità così aggressive.
Altra semi-novità è l’utilizzo, appunto, di “momenti”, tracce strumentali che fanno da ponte tra le canzoni vere e proprie, per accompagnare bruschi cambi di genere oppure talvolta per accentuarne il contrasto. Dopo il “momento” d’apertura s’impone prepotentemente “Vuoto Z”, un ritmo ipnotico accentuato dall’originale uso dell’elettronica. A seguire, in “Bugia Isterica” sentiamo nella voce di Vanna Russo certa “cattiveria” tipica di Pierpaolo Capovilla; cattiveria che sfocia in “Cynical Smile”, forse il brano più duro dell’intero album. La “Danza Stanca Della Bottiglia” è l’esperimento più originale: l’incipit di una ballata profonda e sofferta, che lentamente si trasforma fino a sconfinare nel rock più forsennato, tanto da fondersi alla perfezione con la successiva “Getaway”. Tra i generi che popolano questo lavoro, dall’elettronica al pop, dal prog fino addirittura al rap, il più evidente è sicuramente il suono oscuro e metal a là Tool, all’occorrenza addolcito o inasprito dalla voce della bravissima Vanna, più un’attrice-interprete che una mera cantante. Sono proprio queste molteplici influenze che salvano la band dal facile ed immediato confronto con i più noti Lacuna Coil, con i quali hanno in comune soltanto la forte personalità della leader.
Unica pecca dell’intero album sta forse nella qualità della produzione, troppo approssimativa per far risaltare al meglio tutte le sfumature che la band assume lungo il lavoro. A parte questo nulla da dire se non un sonoro Chapeau a questo piccolo orgoglio nazionale.
(Roberta Confente)