Disco d’esordio per il quartetto genovese dei Belzer, che hanno assorbito e fatta propria la scuola inglese innestando il tipico gusto italiano per la melodia e regalandoci otto tracce, completate da un intro e un outro strumentali, che racchiudono Coldplay, Snow Patrol, i primi Radiohead ma anche gli Scisma e i lavori solisti di Benvegnù.
Si inizia subito in corsa con l’energica “La pioggia”, un grande pezzo pop con un testo poetico cantato con enfasi dalla bella voce di Giulio. “Un rimedio”, probabilmente il pezzo più rock dell’intero lavoro, trasmette grande positività e speranza, d’altronde “non si resta soli al mondo mai”. Il tocco leggero di un piano, con il quale si raggiungono lande rarefatte ed incantate dei Sigur Ros, è la base su cui poggia l’autunnale “L’equilibrista”, su cui si incastano chitarre malinconiche che completano il grande pathos sprigionato. “Indaco (White Bloom)” è l’unico brano cantato in inglese, con le sue chitarre britpop ci accompagna all’acustica title track, soffusa ed eterea per poi esplodere verso la metà a ricordarci che “il gelo non dura per sempre”. Il pop luminoso e cristallino pervade l’ultima parte del disco, trovando terreno fertile ne “La bellezza” e in “Come sempre”, in cui emerge prepotentemente il gusto melodico italico, nell’accezione migliore del termine. Prima della conclusione strumentale trova ancora spazio “Un’estate”, che si muove riflessiva su lidi acustici. Buon disco d’esordio, diretto e pervaso da emozioni positive e un senso di semplicità, un pop rock d’autore che miscela poesia e sonorità internazionali. L’ultimo giorno d’inverno non è mai stato così caldo e confortevole.
(Paolo Cabutto)
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