“Ruggine” dei Corni Petar ha l’invidiabile capacità di sbatterci in faccia ciò che probabilmente davvero manca al panorama musicale del nostro paese: puro e semplice rock. È forse per questo che più scorrono le tracce, più sono i parallelismi che vengono alla mente, seppur quasi tutti di matrice statunitense.
La prima parte dell’album, a partire dall’apertura con “Magnolia”, è caratterizzata da un mix tra pop e rock, brani molto orecchiabili scanditi dai riff di chitarra e dalla batteria martellante sempre presente in sottofondo. La conclusione strumentale di “Vorrei Dirti” è un’introduzione perfetta per far risaltare la grinta della cover di Billy Idol “Rebel Yel”, che assieme a “Le Distanze” costituisce il nucleo più genuinamente rock dell’album.
Le tracce successive sono segnate da una definitiva svolta pop che culmina con la titletrack, profonda ed intimista, salvo poi lasciarsi andare a qualche virtuosismo nella conclusiva “Frammenti d’estate” con la quale I Corni Petar chiudono l’opera in modo da dare al tutto una struttura circolare.
Complessivamente ne risulta un lavoro ben costruito, con un alternarsi equilibrato tra canzoni stile Nickelback (in particolare quelli di “The Long Road”) e ballate più nostrane.
Va sottolineato che questa versatilità è in parte merito di Giorgio Tenneriello, che con la sua voce riesce a passare dalla grinta di un Eddie Vedder a tonalità più profonde di un Francesco Renga degli inizi o un più attuale Giuliano Sangiorgi. Forse è proprio questa sua caratteristica, aggiunta al cantato in italiano, a far da ponte tra il nostro paese e le rock band di fama internazionale.
Dopo un’esordio di questi livelli, l’unica cosa che ci si può aspettare è una svolta più personale, che caratterizzi questa band in modo inequivocabile. E quando questo avverrà, i Corni Petar saranno facilmente in grado di raggiungere un pubblico più vasto.
(Roberta Confente)
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