In Inghilterra i giornalisti che hanno contribuito a creare l’ondata Nu Rave/Electro f(p)unk/chiamatelo come meglio credete, aspettano con trepidante attesa il nuovo “travaglio” dei Klaxon che sembra non voler più uscire, incastrato tra problemi di varia natura è ormai diventato oggetto di chiacchiericcio da bar che sfocia in legenda metropolitana. I giornalisti (questo è un consiglio pure per certi Dj) bravi in Italia , e noi purtroppo(?) non facciamo parte di questa categoria, dovrebbero invece tenere d’occhio ciò che si dimena sul suolo italico invece di cercare sempre altrove la novità per il Maga(web)zine su cui scrivono. Io un nome ce l’ho; Antenna Trash, e parto senza fronzoli.
Apre le danze l’accalorata “Heat”: basso pre-potente, synth che serpeggiano, cantato anglofono in perfetta linea new wave e campanaccio afro a là A Certain Ratio. Questa è la cifra stilistica che caratterizza questo secondo lavoro degli Antenna Trash. “Old School Music Call” ne è la conferma e i suoi 5 minuti abbondanti schizzano via diretti, lasciando in bocca un retrogusto che sa di Franz Ferdinand. “Frequencies” parte in sordina fino ad esplodere in un ritornello pop, si cominciano ad affacciare le prime chitarre funk a braccetto con l’elettronica delle tastiere. Mentre il basso diventa sempre più sinuoso percorrendo curve a gomito si arriva a “Twister Honolulu”, traccia che evidenzia ancor di più la perfetta “ballabilità” di questo disco (che non guasta mai!). La skankeggiante “D.A.M.I.R.” è un piccolo gioiellino, ideale hit radiofonica per durata e orecchiabilità. Ma arrivati verso la fine l’atmosfera si fa più oscura, l’elettrofunk che ci aveva accompagnati fino a questo momento passa in secondo piano e si approda nella lunga ossessività synth-p(f)unk di “Try, Try, Trytone” che chiude in bellezza questo “Dry, Wet, Paper, Plastic, Aluminium” (che è il secondo Ep autoprodotto e vede la collaborazione, nelle registrazioni, di Matteo Tabacco dei Dufresne).
A loro basta una mezz’ora scarsa per presentarsi, a noi meno di un minuto per capire che questi ragazzi sono bravi, sono bravi e sanno suonare. Antenna Trash non è una di quelle band post-punk revival (scusate il termine, ma sembra si dica così!) fatte in serie, che recentemente ci hanno invaso scendendo da nord ovest. Il loro è un sound autentico. Atmosfere vintage che escono fuori direttamente dai loro strumenti e non decise a tavolino dietro le pareti di ufficio (vedi alla voce “case discografiche” ).
Groove funk, sintetizzatori impazziti, chitarre taglienti e magliette blu (divisa d’ordinanza)… sono i benvenuti!
(Claudio Fratticci)
Myspace – Scarica la nostra compilation contenente il brano “Heat”
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