“Io ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo… come lacrime nella pioggia.”
Ma non è tempo di morire… Anzi è tempo di gioire per questi ragazzi, che con il loro primo disco “Geben”, ci regalano un’ora di pura musica, di suoni, come non se ne sentivano da un po’, perlomeno qui in Italia. Questo trio pistoiese nasce dalla fusione di due esperienze: Fauve! + Rhino Therapy = Fauve! Gegen A Rhino (letteralmente, Belva! Contro un rinoceronte).
Parola d’ordine: sperimentazione. Ma si tratta di una sperimentazione matura, fin dalla prima traccia, infatti, si intuisce perfettamente dove questo disco voglia arrivare, e che questi ragazzi, siano davvero delle belve, belve dell’elettronica. Sintetizzatori, oscillatori e campionatori sembrano non aver alcun segreto per loro.
“Une fauve! C’est nèe” ci regala un ambient fatto di drum machine e suoni puramente ’70. Segue la natalizia “Carol”, un riff di chitarra con i synth che serpeggiano all’interno; unica traccia cantata, anzi “parlata”, del disco e che inevitabilmente ricorda le atmosfere degli Offlaga Disco Pax. Arriva la fine del mondo di “FinisTerrae”, con il basso che si arrampica quasi fino in cima, che poi riscende diventando chitarra, e che si conclude con due esplosioni noise (vedi Fuck Buttons). Dopo la distruzione c’è solo il vuoto di “Agorà”, con le percussioni industrial che sfiorano quasi il rumorismo (conoscete i Gronge?). Il minimalismo di “A History, An Angel”, i muri di suoni noise sperimentali, con tanto di effetto-telefono in “Buzkashi” e il sogno ad occhi aperti di “Interlude (flaneur)” ci portano verso l’epilogo: la bellissima “Parousia”, 11 minuti che vanno da Brian Eno a Aphex Twin, e che sono la sintesi perfetta di questo “Geben”, la testimonianza di dove Fauves! Gegen A Rhino (ossia Andrea Lulli, Matteo Moca e Riccardo Gorone) possono arrivare (e arrivano!) attraverso il suono.
Un disco che non merita troppe parole, ma merita solo di essere ascoltato. Fuori dal tempo e dallo spazio … in Italia? Duemiladieci? Più lo ascolterete e più stenterete a crederci. Parole inutili per un lavoro difficile, difficile da poter descrivere, difficile come potrebbe essere dover descrivere ad un cieco cos’è un colore, cos’è la luce!
Come si descrive una sensazione?
(Claudio Fratticci)
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=enbZQOBsVY0]