Tira brutta aria da queste parti. A parte il vento gelido capace di tagliare la pelle in striscioline di carne, trasportate poi chissà dove. Qui tira brutta aria perchè c’è una coppia davanti a me che litiga e dalla mia posizione privilegiata (?) riesco a seguirne tutti gli atti. Metto le cuffie. Scorro sulla lista di band. Cosa metto sù? Lana!
Suoni bellicosi iniziano a fluire nelle mie orecchie; “Breath” parte in quarta. Tutti gli strumenti allineati e precisi vengono percossi dalla batteria che a metà brano lascia spazio alle orchestrazioni “digitali”, le quali tendono a donare al brano una certa epicità mentre la voce di Matteo vomita astio sul mio viso. Finita.
I due continuano a litigare ma sembra ci sia un attimo di tregua nei loro gesti. Arriva “Desmond” con il suo incedere calmo e pacifico, ma è solo apparenza perchè via via si trasforma in qualcosa di agitato e scuro come il piano che si riversa nell’urlo liberatorio dei bambini nel finale.
La ragazza si gira. Sta piangendo e volge lo sguardo da questa parte. Imbarazzato cerco di sfuggire ai suoi occhi e abbasso la testa sull’iPod; c’è scritto “Buio” e come per la precedente canzone tutto parte in modo confidenziale per poi indurmi in un vortice alternative rock, in perfetto equilibrio tra rumore abrasivo e dolci melodie. Il testo ora è in italiano e potrei tranquillamente incollarlo su ciò che sta succedendo ai due amanti. Ma evito, mi godo il brano e le sue parole “trovarsi lì/sfiniti/affamati/dispersi dai giorni esplosi/giorni sciagurati/poi plastificati”. Ma è “Fine” a darmi il colpo di grazia; Uno spettacolo per i miei padiglioni auricolari: Un brano che sarebbe stato inserito da Maynard nei suoi A Perfect Circle se solo fossero ancora vivi, soprattutto per la sua coda finale tooliana che capovolge il brano.
Sono perso nei miei pensieri e non mi accorgo che i due si sono separati; ora c’è la sola ragazza davanti a me. Vedo le sue spalle sobbalzare sommessamente. Piange. Anche “Lana” piange, per gli errori commessi ed i rimorsi che le rodono l’anima; ora si trova in bagno ad affrontare i propri demoni. Il brano sembra quasi accarezzare la protagonista ed io vorrei alzarmi e mettere le cuffie alla ragazza che singhiozza e guarda con disperazione davanti a sè, ma non ho il coraggio per farlo; il brano mi attecchisce sulla panchina con la sua avanzata struggente.
Sono pronto per l’ultimo trittico di brani, poi andrò via perchè non riesco a restare in questo posto; ho la vaga sensazione di aver profanato qualcosa di molto intimo.
“Plexa”, “Mexico” e “Monster” servono a cementificare ulteriormente questo terzo lavoro della band lombarda, la quale ha scelto per la prima volta di cimentarsi con la lingua inglese con più della meta dei brani. Il che non è un male, però intrecciare italiano e inglese mi sa tanto da “un piede in due scarpe”. Non saprei decidere nemmeno io dove potrebbe risiedere il punto di svolta dei Lana, se nella forza della parola cantata in italiano o nell’internazionalità della lingua anglofona ed aspirare ad un (meritato) approccio fuori dai confini italici, visto che gli arrangiamenti proposti in “Good Morning Apnea” sono all’altezza di osare e farsi conoscere all’estero.
Intanto mi alzo e noto un ombra scura gettarsi dal parapetto che si affaccia su uno specchio d’acqua. Mi avvicino con timore alla ringhiera. Sporgo la testa e guardo in basso; delicati cerchi si muovono e ballano sull’acqua. Penso al peggio, poi mi giro e scorgo da lontano una sagoma incamminarsi verso l’uscita del parco. Sembra lei ma non posso giurarlo.
Dannati Lana… sorrido e faccio suonare di nuovo “Good Morning Apnea”.
(Antonio Capone)
Sito – Myspace – Scarica la compilation con il brano “Fine”
(Nel video la versione acustica di “Fine”)
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=XYn5yW49_2I]