Tornano sulle scene i losangelini Gliss (dopo un album e un ep) con un disco che si attorciglia le dita dalle linee guida shoegaze. Parte bene l’album con “Morning Light”, lenta e suadente con il doppio cantato riverberato e prosegue con “29 acts of love”, sostenuta da un giro di chitarra che ricorda certi passaggi post-new wave. Si rallenta ancora con “Sleep”; quest’ultima quasi scarna e dolcemente cullata dalla batteria fino al nucleo del brano, sorretto dai rassicuranti rumorismi shoegaze.
C’è da dire che sotto gli strati ruvidi di riverberi e avvisaglie indie-rock di forte impatto, puntellato da strascichi elettronici, si nasconde uno squisito animo pop. L’amalgama delle voci (Martin Klingman viene spesso affiancato da Victoria Cecilia) poi, da un tocco di ossessione romantica all’album: “Lovers in the bathroom” ne è l’esempio lampante.
L’unico rimprovero da fare a “Devotion Implosion” è il suono della batteria e degli “effetti” da studio di registrazione, perchè dal vivo l’essenzialità dei soli strumenti, rendono le canzoni ancora più calde e decadenti. Un passo in avanti per il trio che, imparata la lezione dai Jesus and the Mary Chain, cerca di esprimere al meglio il proprio ego musicale.
(Antonio Capone)