Mi hai chiesto di mettere su un disco che scacciasse via la pioggia incessante. Fuori il freddo bussava alla finestra e piccoli rigagnoli di pioggia si attaccavano al vetro, consumandosi fino a sparire. Cosa potevo farti ascoltare? Nulla che potesse far tornare il sole, almeno non il sole che volevi tu. Scorgo l’album dei Noah and the Whale, guardo il titolo che capeggia in copertina e provo a regalarti uno spiraglio di luce. The First Day of Springs inizia ad invadere la stanza e più che calore emana una sottile brezza, di quelle che ti procurano leggeri brividi lungo la schiena.
Se chiudi gli occhi sembra di essere su, in collina, con il verde che vira in colori attenuati dal sole calante. “Our window” regala un altro soffio di leggerezza in questa stanza. Tutto l’album è baciato da questo mood delicato. Sembra quasi che evapori al contatto con la pelle. “My broken heart” con i suoi archi malinconici, accompagnano i versi di un cuore innamorato “I’ve been looking for hope these days/but loves not finding me/but now my hearts been broken there is nothing you can do” ed anche “Stranger”, non essendo per niente struggente ne segue i delicati versi “Last night I slept with a stranger/For the first time, since you’ve gone/Regretfully lying naked, I reflect on what I’ve done”. Il percorso intrapreso è quello dell’amara perdita. L’amore non come ricordo passato ma come vivo presente, dove le canzoni hanno una sottile speranza come nei versi della conclusiva “My door is always open”: “I will only, let you down/I will only, let you down/But my door, is always open/Yeah my door, is always open”. Fuori continua a piovere, il vento sbuffa molesto sugli alberi e tu riposi con un sorriso da bambina sulle labbra.
(Antonio Capone)